Cosa hai fatto questa estate?
Un sacco di cose! Sono stato in un sacco di posti, fatto un sacco di salite e discese!
Un’estate in bicicletta. Una estate piena. A cominciare dall’organizzazione delle vacanze. Ho dovuto
rinunciare al tratto Salisburgo-Grado per l’impossibilità di trovare da dormire intorno a Salisburgo a meno di non lasciare un rene. Bisogna prenotare mesi prima. Ma non mi piace organizzare le cose con troppo anticipo, specie quando sono in giro da solo. E quindi spesso devo inventare “piani B”. Anche quest’anno la scelta è ricaduta sulla Valle Aurina in Alto Adige, una specie di “buen retiro” cui sono affezionato. L’organizzazione del bagaglio e l’allestimento della bicicletta sono stati divertenti perchè anche in questo caso ho dovuto limitare al minimo (e forse anche meno) gli oggetti trasportati. Quindi tutto pronto sulla tavola e poi “questo si, questo no, questo sì, questo forse… “ . Il bagaglio: una specie di tetris, un incastro fra quel che serve, quel che potrebbe servire e quello che si può portar via e quello che è meglio lasciare a casa.
Partito da casa in bicicletta (in realtà mi son fatto accompagnare in macchina a Milano-Lambrate all’alba di un inizio di agosto) sono andato in treno a Brunico per passare una settimana in Valle Aurina “a valicar montagne”, su strade sterrate in mezzo al verde, con salite degne di questo nome, malghe e panorami che valgono la fatica per arrivarci. Una settimana intensa, nuvolosa e freddina (le quote contano) con qualche sprazzo di sole, fatta di quelle giornate che alla sera dopo cena al massimo c’è tempo e forza per riordinare le idee per il giorno dopo. Decine e decine di foto. Poche biciclette, tante E-bike. Talmente poche le biciclette che un giorno ne ho trovate 5 tutte insieme e ci siamo fotografati. Per chi ha passione della montagna la Valle offre un mix ricchissimo di salite in bicicletta e prosecuzioni a piedi. Quest’anno solo bici per me.
Poi un viaggio di tre giorni da Brunico per il trasferimento lungo la valle del Gail in Austria parallelamente al confine con l’Italia, per incrociare poco prima di Villach, la Ciclovia Alpe Adria e giù fino a Grado. Un trasferimento con un percorso in parte sulla trafficatissima ciclovia verso Lienz ed in parte strade statali poco trafficate e percorse da gente che guida l’auto sapendo cosa vuol dire andare in bicicletta. Il fascino di un percorso senza alcuna prenotazione per la notte ma con il “piano B” (un altro) pronto. La fortuna mi ha dato una mano ed ho dormito sempre al coperto, una notte in un bel posto, la notte successiva… un po’ meno bello. Ma siccome il mondo è piccolo in quell’affittacamere, nel paese di Pontebba ho trovato un altro cicloturista:
– Da dove vieni?
– da Jesi, vicino ad Ancona …
– si, so dov’è Jesi… conosci per caso questo signore qui ?
– Certo, l’ho visto anche la scorsa settimana !
“Selfieee” e poi siamo andati a cena. Ultimo giorno tutto in discesa da Pontebba fino a Grado lungo la ciclovia, costruita sul vecchio sedime della ferrovia. Ingegneria ferroviaria di alto livello con ponti in ferro e muri in pietra ottimamente conservati. Vecchie stazioni riadattate a nuove funzioni. Il fascino di immaginare come fossero quei posti quando la ferrovia era ancora in esercizio, in mezzo a montagne severe e paesaggi innevati. Paesini bellissimi come Venzone con le sue mura fortificate e città grandi come Udine dove sono anche riuscito (ma non solo io) a perdere la traccia. A Grado dove sono arrivato solo per pedalare sulla striscia di terra che attraversa la laguna, ‘rendez-vous’ coniugale con una signora con la panda rossa che mi suona dalla statale, con un tempismo incredibile. Due foto, caricamento della bicicletta in macchina (la Panda è più grande di quel che sembra) e poi meritata sosta nella città di Palmanova che vale la visita anche solo per girare in una città dalla planimetria così particolare. Quote altimetriche in decisa diminuzione e temperature in leggero aumento.
Il giorno dopo partenza per Cres, sull’isola omonima, in Croazia. Viaggio, traghetto e definitivo addio alle temperature “amichevoli” della settimana precedente. Due settimane di caldo torrido. E mentre mia moglie arrostiva sulla spiaggia, io andavo in giro in bicicletta. Il sole forte mi ha costretto a bere l’acqua delle borracce ad una temperatura da tisana. Ho alternato un giorno di fatica sui pedali ed un giorno di riposo, per non finire come un gambero sulla griglia. Non una goccia d’acqua dal cielo e spesso manco quella dalle fontane. Mi sono scelto i percorsi che per quanto fossero faticosi ed assolati avessero un senso rispetto alla fatica da fare. Paesi in pietra come Lubenjce (la Hibernicia dei romani), sentieri nel bosco a volte su sterrate ed altrettanto spesso su sentieri irti di pietre aguzzi e rovi. Ambiente severo, piegato e forgiato dal vento forte che tira durante l’anno. Muri a secco in pietra che fanno da confini, che spesso sono opere d’arte e riparano stentoree greggi di pecore . Finestre e balconate sul mare azzurro. Tutto quello che serve a non rimpiangere la spiaggia. Piste ciclabili in posti che non ti aspetteresti, di fianco ad una statale, neanche fossimo in Germania. A tratti una rete di ciclabili in mezzo al bosco ed alle colline brulle ben segnate. In più di venti anni di frequentazione di quei posti ho potuto testimoniare il cambiamento dell’offerta turistica. A mio parere in peggio, verso una omologazione che non mi appassiona. Rientro in Italia passando da Trieste e e sosta in una tipica ‘osmiza’ per un pranzo con vista mare.
Fra poco si ricomincia a sognare per l’anno prossimo.
Marco Fardelli