Ciclisti per la Natura

Le 26 pagine di Ciclabilità nelle Aree Protette che proponiamo QUI  sono un  notevole report sul tema “Bici & Natura”, da leggere sia come semplici ciclisti curiosi sia come operatori del turismo. Sono 7 le regioni italiane e 380 i siti interessati da 6.000 (!)  km di percorsi.

Il quadro di riferimento è normativo: si parte dalla “pietra miliare” che è la Legge 194 del 1991 sulle Aree Protette, si considera la Legge 2 del 2018 dove – a beneficio di progettisti e amministratori  –   si rimodula il concetto da “Piste Ciclabili” a “Ciclovie“,  passaggio sia tecnico che culturale, si riconosce il ruolo di regolamenti europei e di codici di autoregolamentazione come le Tavole della Montagna del CAI del 2014.

“Biodiversità” e  “Rete Ecologica” sono le idee fondanti allo stato scientifico attuale, superando il concetto di area protetta come “isola”: in questo senso i ciclisti possono far parte, sia con limiti sia con opportunità, del contesto naturale protetto.

Nel report si descrive la crescita di fatto delle areee protette e regolamentate, con i casi concreti di Provincia di Trento, Veneto, Valcamonica e altri. Si definiscono i  vari tipi di ciclisti, da pag. 9 a pag.11, ormai di “genere” e “specie” diversamente evolute da una unica “famiglia” (stradisti, bikers, turisti occasionali, etc.). Si può convivere in armonia con altre persone e altre forme di vita, ma i conflitti ci sono e bisogna accettare regolamenti che aiutino il buon senso.

Per una valorizzazione turistica delle aree protette servono “inventiva e gestione” dicono nelle conclusioni gli autori, tra i quali per FIAB l’architetto Valerio Montieri.

LS

PS: se vi va di leggere  un complicato, ma molto stimolante, ragionamento scientifico: QUI  un’intervista di A.Pascale all’Agronomo Sergio Saia intitolata “Cos’è veramente la sostenibilità”, pubblicato su ilPost.