29 e 30 giugno – La Valsesia ci riporta immediatamente agli sport invernali o alle discese in rafting o kayak. E’ meno immediato invece pensarla come meta di cicloturismo alla scoperta delle sue bellezze naturali ed artistiche.
Decidiamo quindi di proporre una due giorni su due ruote con meta principale il Sacro Monte di Varallo scegliendo Arona come punto di partenza, da raggiungere come sempre in treno all’insegna della totale sostenibilità. Una volta si poteva raggiungere Varallo direttamente in treno, cosa non più fattibile dalla chiusura della linea ferroviaria avvenuta nel settembre 2014.
Sfortuna vuole che il week-end prescelto abbia coinciso con la terribile ondata di caldo africano durata per diversi giorni. Ma questo non solo non ci ha demotivati, ma piuttosto incentivati a trovare soluzioni per un fresco refrigerio al gruppo, innanzitutto pianificando il tragitto in modo tale da trovarci il più possibile nella parte ombreggiata della valle e poi sfruttando le fresche acque di laghi e fiumi che si trovavano lungo il nostro tragitto, oltre alle numerosissime fontane.
Lasciato il lago Maggiore abbiamo proseguito su stradine lontane dall’abituale intenso traffico delle zone lacustri verso il lago d’Orta fermandoci a Gozzano per un bel tuffo ed uno spuntino che ci garantisse le energie sufficienti ad affrontare la parte più impegnativa del percorso, la salita al passo della Cremosina che ha messo a dura prova i meno allenati del gruppo.
Alla fine della discesa dal passo ecco Valduggia con la statua di Gaudenzio Ferrari, noto pittore e scultore, oltre che architetto che dedicò ben 15 anni della sua vita alla realizzazione della parte più antica delle cappelle del Sacro Monte, calandoci già nell’atmosfera della nostra meta.
Dopo pochi chilometri abbiamo raggiunto Borgomanero iniziando la risalita della Valsesia.
Raggiunto l’albergo a Varallo alcuni del gruppo hanno preferito riposarsi, altri invece hanno proseguito ulteriormente alla scoperta del fiume Sesia e dei suoi kayakisti.
L’albergo prescelto, fondato del 1908 e gestito ancora oggi dalla stessa famiglia, ci ha reso la permanenza particolarmente piacevole. Poco dopo cena, un’ulteriore sorpresa: dalla strada arrivava un incredibile rumore di campanacci che ha subito suscitato la nostra curiosità. La strada era stata chiusa al traffico per consentire il passaggio di una mandria di mucche in transumanza verso gli alpeggi di montagna. Una scena d’altri tempi per noi “cittadini” e che ci ha riempito di bucolica gioia. Abbiamo così seguito la mandria fino a quasi al centro di Varallo dove ci siamo dispersi tra le belle viuzze con storici palazzi, assaporando la vivacità della cittadina per poi goderci un po’ di relax sul ponte Antonini che divide Varallo tra la parte vecchia e nuova del paese e dal quale sale la freschissima brezza del torrente Mastellone, un affluente del Sesia.
La mattina di buonora abbiamo ripreso le nostre biciclette e raggiunto la funivia che porta al Sacromonte di Varallo, patrimonio dell’Unesco dal luglio 2003, il più antico tra i Sacri Monti lombardo-piemontesi . Il posto è veramente magico, sia dal punto di vista naturalistico che artistico. Sorge su uno sperone roccioso immerso nel verde dal quale si gode uno spettacolare panorama su Varallo e paesaggio circostante. E’ composto da 44 cappelle e da una basilica. Molte delle oltre 800 statue in legno o terracotta sono a grandezza naturale e notevoli sono anche i quasi 3000 affreschi che narrano episodi della vita di Maria e di Gesù.
Dopo una mattina di contemplazione “mistica” ritorniamo coi piedi per terra o meglio sui pedali per ritornare verso casa. Ormai è tardi: tocca quindi speditamente riscendere la valle, scollinare nuovamente e dirigersi verso la stazione di Sesto Calende dove il giro si è concluso.
Alessandra L.