Era da un po’ di tempo che meditavo di visitare la Valmaggia, idea accantonata perché mi avevano segnalato che il traffico automobilistico e soprattutto motociclistico era piuttosto intenso e quindi pericoloso e fastidioso per dei ciclisti; ma due novità favorevoli hanno fatto sì che potessi realizzare questo mio desiderio, proponendolo addirittura come gita associativa:
– la prima è stata la realizzazione di una bella pista ciclabile, inaugurata nella primavera del 2016 e che, surclassando ben altre 39 località svizzere candidatesi, ha fatto vincere alla Valle il Prix Velo 2016;
– la seconda è stata l’apertura del tanto sofferto collegamento ferroviario Arcisate – Stabio che consente di raggiungere Bellinzona comodamente da Varese in meno di un’ora e mezza.
Per rendere la gita piacevole e non particolarmente faticosa si è deciso di suddividerla in due giorni anche se questo ha complicato un po’ le cose a livello organizzativo, sia a causa della difficoltà di trovare a fondovalle una struttura in grado di accogliere oltre venti persone, sia perché in Svizzera non è facile riuscire a restare all’interno di budget contenuti. Anche le ferrovie italiane hanno fatto la loro parte, creando una grande confusione sulla tariffa del biglietto per la bicicletta e su dove lo stesso potesse essere acquistato, dato che l’itinerario iniziava in Italia per sconfinare appunto nell’adiacente Canton Ticino. Risolti questi piccoli cavilli gestionali e ultimati i riti propiziatori per la meteo io e Andrea, gli organizzatori del giro, siamo partiti di buon’ora insieme ad altri 20 arditi pedalatori per raggiungere in treno Giubiasco (la fermata prima di Bellinzona), chi partendo da Varese, chi da Milano, chi da Monza.
La prima parte dell’itinerario non presenta alcun dislivello. Si attraversa su comode ciclabili il piano di Magadino, definito l’orto ticinese, in parte costeggiano il fiume Ticino e in parte il lago Maggiore. Una volta arrivati a Locarno, nel giro di pochi chilometri, alcuni dei quali in facile sterrato, si raggiunge il Ponte Brolla dal quale inizia la Valmaggia. Spettacolare la visione che dal ponte si ha sul canyon formato dal fiume Maggia, con rocce levigate a strapiombo, dalle forme immaginifiche e dove l’acqua cristallina dal colore verde-azzurro scorre fragorosa formando numerosi saltelli.
A breve distanza dal ponte si imbocca la ciclabile della Valmaggia e la strada inizia a salire, ma in modo gradevole e senza strappi in un susseguirsi di scenografici ponti che sembrano sospesi nel verde, cascatelle e paesini in pietra. E poi ovunque si trovano fontane di acqua freschissima dove l’accaldato ciclista può trovare refrigerio.
La nostra prima tappa è stata il grazioso borgo di Avegno con case dai tetti in pietra scura, tutte dall’aspetto estremamente curato e spesso ornate di fiori o dipinte, belle anche le fontane sempre in pietra scura locale.
Dopo una pausa ristoratrice in un antico grotto dal nome alquanto curioso “Mai morire”, purtroppo un po’ penalizzato dall’intenso traffico della strada antistante, siamo ripartiti alla volta del villaggio di Maggia che ci ha accolto con l’imponente scalinata della chiesa di San Maurizio, affiancata da digradanti vigneti. Poco lontano dalla chiesa abbiamo legato le nostre biciclette e, percorrendo un breve sentiero siamo arrivati alla selvaggia “Cascata del Salto” dove diversi bagnanti si stavano rinfrescando nella piscina naturale formata dalla cascata stessa. Passeggiare tra una roccia e l’altra, in alcuni tratti piuttosto liscia e scivolosa, richiede però una certa dose di equilibrismo e in effetti una partecipante si è trovata a fare un bagno forzato seppur non certo spiacevole vista la calura e la salita appena affrontata.
Ritornati sui nostri passi e riprese le nostre biciclette siamo arrivati intorno alle 17,00 alla nostra meta finale, Bignasco, dove ci aspettava la nostra casa albergo, edificio storico risalente al 1546, giusto in tempo per evitare un temporale incalzante. Il paesino è un vero gioiellino con il suo antico ponte di pietra a schiena d’asino e le montagne che si stagliano dietro di esso. Adiacente al nostro alloggio si trova inoltre un bell’esempio di quattrocentesca struttura Walser con i tipici funghetti in pietra creati per evitare che animaletti, ma soprattutto i topi, salissero all’interno a sgranocchiare granaglie o altre provviste. Anche a Bignasco c’è una bella cascata, ma purtroppo la meteo avversa ci ha impedito il previsto bagno. Tuttavia io, Andrea e una partecipante non ci siamo fatti intimorire e bardati di tutto punto siamo partiti in avanscoperta della Val Bavona. Bignasco è infatti il punto in cui la Valle si biforca in due: alla destra orografica la Val Bavona, mentre alla sinistra la Val Lavizzara.
Giunti alla cascata di Foroglio, dopo circa 7 chilometri di salita piuttosto intensa, l’acqua ha iniziato a scrosciare copiosa e abbiamo trovato rifugio in un accogliente grotto, godendoci poi la discesa di ritorno a Bignasco con una temperatura ormai tutt’altro che tropicale.
Dopo una cena, gustosa, abbondante e conviviale ed una sana dormita, la domenica ci accoglie con un sole splendente.
Decidiamo quindi di far esplorare la Val Bavona anche al resto del gruppo, riuscendo a scattare le foto con tutt’altri giochi di luce. La Valle è selvaggia ed affascinante non solo dal punto di vista naturalistico, grazie al verde intenso, ai numerosi e giganteschi massi erratici, allo scenario montano e all’omonimo fiume che l’attraversa formando intricate anse, ma anche per i suoi pittoreschi villaggetti caratterizzati dai cosiddetti “sprügh”, ossia costruzioni sotto la roccia che danno all’abitato un impatto quasi fiabesco.
Il ritorno a Locarno è stato perlopiù una piacevole discesa, dove ci siamo concessi una sosta per qualche foto di gruppo a Cevio Vecchio davanti al seicentesco Palazzo Franzoni che, insieme a Casa Respini-Moretti ospitano il museo della Valmaggia. Poco dopo Riveo altra breve pausa alla Cascata delle Sponde, dove un nostro coraggioso partecipante si è tuffato nelle fresche acque attorniato da alcuni villeggianti domenicali che erano invece già intenti a preparare la classica grigliata estiva sulla riva del fiume.
All’altezza di Maggia, Andrea ha deciso di fare una breve deviazione sulla riva opposta del fiume, lasciando per un breve tratto la ciclabile ufficiale, cosa che ci ha dato l’opportunità di attraversare un altro affascinante ponte.
Giunti a Locarno l’idea era quella di proseguire via lago Maggiore fino a Luino. Alcuni del gruppo in effetti hanno fatto così, ma noi abbiamo dovuto osservare da vicino l’efficienza e pulizia del pronto Soccorso svizzero a causa di un piccolo incidente di percorso di una partecipante.
Abbiamo lasciato Locarno solo intorno alle 17,30 e, avendo però ancora voglia di pedalare, siamo scesi dal treno a Capolago e, costeggiano il lago di Lugano siamo giunti a Porto Ceresio giusto in tempo per un aperitivo al tramonto prima di ripartire col treno per Varese.
Dopo questa gita mi rimane ancora il desiderio di ripercorrere la Valmaggia per esplorare la Val Lavizzara, più lunga e ripida della Val Bavona, ma dove la chiesa del famoso architetto Botta ci aspetta svettante per ripagarci della sudata.
Alessandra L.
Scheda tecnica
Lunghezza del percorso: da Giubiasco a Foroglio 60 Km
Dislivello: 530 mt.
Tipo di percorso: ciclabile 80% (di cui 10% su sterrato) – 20% strade secondarie