Ieri la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha “sentenziato” che la legge impone ai genitori di prendere i figli minori di 14 anni all’uscita della scuola; in alternativa possono andare i nonni. Evidentemente conosce poco la materia: a parte che i genitori magari lavorano e i nonni possono vivere in altre città o essere morti (capita …), ma non esiste nessuna legge singola che impone tale pratica. Semmai – nel corpo complessivo della giurisprudenza – si possono trovare norme e sentenze varie (come vediamo più avanti), per giustificare i provvedimenti restrittivi che alcuni Dirigenti Scolastici ( = DS) stanno diramando sulla questione. Peraltro: è tutta da dimostrare l’applicabilità pratica di tali provvedimenti.
Pare che tutto questo allarme dei DS italiani sia nato dalla Sentenza 21593/2017 della Cassazione in sede Civile, che però poco o punto c’entra con il tema “uscita autonoma”: a pag. 7 si dice chiaramente che Tribunali e Cassazione stessa si sono basati per le loro decisioni sul Regolamento d’Istituto della scuola frequentata da un bambino travolto dall’autobus: nessuna norma generale o astratta, quindi.
Tra i DS regna la confusione: questa è una circolare emanata il 20.10.2017 dall’ Istituto Comprensivo 5 di Varese, uno dei più importanti della città: lettura utile, ma non rispondiamo del leggero mal di testa che potreste avvertire dopo aver tentato di capirne il contenuto. Tanto più che tale circolare coesiste, nel sito della scuola, con questa liberatoria del 2013 che, secondo quanto affermato dalla circolare stessa non avrebbe alcun valore.
La giurisprudenza, si diceva prima: ben fatta, e senza pretesa di esaustività, la ricognizione di Marco Calderoni , dove i concetti di “dovere di vigilanza relativo e non assoluto e correlato ad età e maturità del minore“, “valutazione dei rischi“, “conoscenza del Regolamento Scolastico da parte delle famiglie“, “valore relativo delle liberatorie firmate dai genitori“, “vigilanza potenziale“, lasciano un buon margine per ragionare e prendere decisioni concordate tra le varie componenti della comunità scolastica.
Così sembra pensare anche la DS Maria Salvia che parla di “falso allarme ciclico” circa la questione della custodia dei minori e “caccia alle streghe” scatenata dalla sentenza sopra citata della Cassazione.
E poi, a lume di logica e giurisprudenza a parte, che senso può avere che un ragazzo a 14 anni prenda la patente per il motorino quando fino al giorno prima è stato portato per mano dalla mamma ? Allora piuttosto, per il principio di gradualità dell’apprendimento, proponiamo per i bambini le Patenti: di Pedoni ad 8 anni, di Ciclisti Urbani a 11 anni, con istruzione teorica e pratica nelle ore di educazione motoria ed educazione civica.
Le leggi: se ne fanno anche di interessanti, per esempio quella del 2015 per il Mobility Manager Scolastico: ma si è capito subito che era buona per qualche titolone sul giornale, e sarebbe rimasta inapplicata, come tante altre leggi “buone”, ma solo in teoria.
Buon senso, responsabilità, rispetto dei diritti dei bambini, costruzione di senso civico nella comunità: possiamo farci bastare questi criteri , senza aspettare l’ennesima “legge-che-risolve-tutti-i-problemi” ?
leonardo savelli