Pare ormai deciso: tra pochi anni viaggeremo su automobili che si guidano da sé, elettriche, rispettose di bici e pedoni. Incidenti e inquinamento scompariranno e, liberi dall’impegno di guidare, potremo tranquillamente dedicarci a quello che oggi è causa di distrazioni fatali: telefonare, messaggiare, acquistare on line, “googolare” …. magari per i più pigri – e meno integrati con la società dei sempre connessi – dormire.
Se i pionieri del progresso che operano tra la California e il Texas hanno deciso, non potremo far altro che adeguarci e mettere in conto tra qualche hanno di progredire (= acquistare, = vivere) nel modo che ci diranno loro, quando avranno risolto i piccoli problemi che ora affliggono le Google Car: gustosa la storia, ad esempio, del ciclista al semaforo che con la sua scattofisso, destreggiandosi con piccoli movimenti ondulatori per non mettere il piede a terra, ha mandato “in palla” l’auto del futuro, facendola letteralmente ballare.
Per quanto mi riguarda mi regolerò in futuro come faccio adesso: lascerò anche l’auto che si guida da sé a mia moglie, e andrò a lavorare in bici, per parecchi motivi. Alcuni di questi sono ben spiegati in un articolo comparso nel recente n° 10 del The Ride Journal e qui sotto riportato (traduzione mia, portate pazienza, e considerate che con la parola “ciclismo” ho tradotto “cycling”, quindi va intesa non necessariamente in senso sportivo).
ls
L’ARTE DI PEDALARE CON CONSAPEVOLEZZA
di Andrew Steel
Il titolo suona piuttosto pretenzioso, vero ?
Non era mia intenzione dare questa impressione. Per favore non fraintendetemi. E’ che non ho trovato un titolo migliore per definire quello di cui desideravo scrivere.
Mettete su Google “consapevolezza” e milioni di risultati di ricerca appariranno. La “consapevolezza” è di moda. E’ il fenomeno di auto-aiuto del momento. E’ tremendamente “cool”.
Come ciclista di solito evito questi condizionamenti sociali. Mi piace considerare il ciclismo come qualcosa che ha a che fare con l’anticonformismo.
Persino oggi, nel 2015, con il ciclismo che sta diventando sempre più popolare, rimane qualcosa di quella mentalità anticonformista.
Tuttavia sempre più persone discutono di consapevolezza. Amici, colleghi, persino familiari. Io cerco sempre di migliorarmi sia fisicamente che mentalmente, così mi sono avvicinato a questo argomento con un po’ di diffidenza ma pronto ad imparare. Ho letto un libro intitolato “Manuale di Consapevolezza per Principanti”. Mi pareva il naturale punto di partenza. Quando l’ho finito ero confuso e ancora incerto su cosa fosse la consapevolezza. Come si poteva raggiungere ? E come sapere se stavo facendo le cose giuste ?
Tipico: non avrei dovuto perderci tempo prezioso, che nessuno mi avrebbe mai restituito. Piuttosto avrei dovuto farmi un giro in bici.
Ma sarebbe stato sbagliato rinunciare dopo un solo tentativo, così decisi di provare ancora. Quindi lessi un altro libro, “Einstein & l’Arte di Pedalare con Consapevolezza”. D’incanto tutto cambiò. Capii finalmente ed era tutto molto chiaro. Guarda davanti a te, ascolta i rumori, assorbi quello che ti circonda e accettalo per quello che è. Fai questo e sarai consapevole.
I miei giri in bici cambiarono da subito. Mi era sempre piaciuto pedalare da solo, ma ora cominciava a piacermi sempre di più. Il ciclismo è un passatempo così pacifico, ecologico, sostenibile che viene spontaneo apprezzare quello che ti circonda quando pedali. Per me era divenuta una ossessione guardare il mio Garmin, controllare la mia velocità media, raggiungere il ciclista davanti a me. Adesso tutto ciò non mi importava più. Quello che contava ero io, la mia bici e le cose intorno a me. Quando c’era il sole sorridevo. Quando pioveva l’accettavo e basta.
Potrà sembrare scontato ma ho cominciato ad interessarmi di natura, architettura, animali, tutto quello che ti perdi quando sei in auto, ma noti se sei in bici.
Senza accorgermi le mie abitudini ciclistiche cominciarono a cambiare. Non sono mai stato un fanatico di Strava, ma sono stato in passato attento a dove un giro inizia e dove finisce. Questo è scomparso del tutto dai miei giri. Confronta questi due scenari: pedalare completamente assorbito dalla prestazione massima su un percorso; oppure pedalare con regolarità, vedere un bivio che non hai mai preso, decidere di girare lì e dopo 20 minuti di strada sconosciuta essere compensato da un panorama che non avevi mai visto prima. Questo è ciò che la consapevolezza ha portato al mio ciclismo: la capacità di apprezzare la libertà assoluta che ti può dare.
Ho cominciato a pensare con consapevolezza anche “oltre” la bici. Ho letto una storia di un tizio senza una gamba che ha pedalato sui Pirenei. Ho pensato a lui un intero pomeriggio durante la mia pedalata del dopo-lavoro. Consapevole della mia possibilità di pedalare quando voglio, senza ostacoli o impedimenti fisici, credo di non aver mai assaporato meglio il piacere di pedalare.
La consapevolezza è la risposta a tutto ? Naturalmente no. Ci si può aspettare che tutti si trasformino in creature rilassate, stile Zen, per il solo fatto di essere consapevoli ? Ne dubito alquanto.
Ma quello che so è che io ho fatto una conquista per sempre. Questo è il bello della consapevolezza. C’è un mondo là fuori da vedere e da ascoltare. Se tu pedali sulla stessa strada tutti i giorni per un anno e fai uno sforzo per apprezzare quello che è intorno a te, ti garantisco che noterai qualcosa di nuovo ogni giorno. Dopo un po’ per me è diventata una abitudine. Sono consapevole senza dovermi ricordare di essere consapevole. E’ un atteggiamento non solo per pedalare in modo diverso, ma anche per accettare la vita.
Ha migliorato il mio pendolarismo giornaliero, la mia pedalata del dopo-lavoro, e la mia escursione della domenica, oltre quanto potessi immaginare. Ora pedalo con il sorriso. Il bambino che c’è in me è entusiasta. Non è soprattutto per questo che amiamo pedalare ?
Andrew Steel , Manchester, UK, Avvocato per professione, ciclista professionista nei suoi sogni @ajsteel76.emmashoard.co.uk