Una settimana di ferie e previsioni di bel tempo per noi significa: viaggio in bici (ma sarebbe stato lo stesso con tempo incerto!).
Partendo da casa a Ispra vogliamo raggiungere pedalando la Liguria, ma siccome la meta non è mai lo scopo di un viaggio, decidiamo di esplorare la Valtrebbia.
Partiamo la prima domenica di settembre seguendo le familiari piste lungo i navigli. A Pavia, nello sterrato che ci porta sotto il ponte coperto per una foto ricordo, incontriamo il tribulus terrestris,una pianta erbacea dai gradevoli fiorellini gialli che sembrerebbe anche ricca di proprietà medicinali
e perfino afrodisiache. I suoi semi spinosi però si incuneano infidamente nei copertoni e, in un colpo solo, foriamo tre gomme. Scopriamo che il tribulus, come certificato dal nome, è un incubo per i ciclisti: ci dicono che da luglio a settembre meglio evitare gli sterrati pavesi e piacentini, a meno di
montare i tubeless. Fortunatamente nelle nostre zone non sembrerebbe esistere (ancora). Sostituzione delle camere d’aria come in catena di montaggio e ripartiamo, fino a Stradella, meta del nostro primo giorno.
La Valtrebbia la percorriamo in due tappe, risalendo il fiume. Nel primo tratto, da Piacenza, il Trebbia forma un ampio greto di sassi. Chissà come deve essere sembrato ad Annibale che ha attraversato con gli elefanti proprio questa valle. Dopo il ponte di Tuna non si può mancare il grosso
elefante che ricorda la battaglia del Trebbia del 218 a.c. Il paesaggio poi si fa collinare e bucolico fino a Bobbio, dove pernottiamo senza farci sfuggire la visita dell’abbazia di San Colombano e del
bellissimo Ponte Gobbo che, secondo alcuni critici, sarebbe raffigurato sullo sfondo della Gioconda.
Da Bobbio il fiume si fa incassato e dall’alto della strada che percorriamo, asfalto perfetto e pochissime auto, ammiriamo le pareti a strapiombo e i meandri. Sembra proprio che Hemingway avesse ragione quando scrisse della Valtrebbia come la più bella valle del mondo. Arriviamo a
Torriglia dopo la salita da Montebruno. Torriglia è un caratteristico borgo ligure tra le montagne, un
tempo la “Cortina della Liguria”, ma oggi trascurata dai i turisti che preferiscono mete più esotiche.
Queste montagne sono però anche un crocevia di percorsi escursionistici, ed infatti nello storico
albergo della Posta, fondato nel 1906, dove passiamo la notte, ci siamo solo noi e un gruppo di camminatori.
Ma Torriglia è anche la capitale italiana degli extraterrestri: nella notte tra il 6 e il 7 dicembre 1978 il metronotte Pier Fortunato Zanfretta, racconta di un incontro ravvicinato con gli
alieni. Da allora Torriglia accoglie appassionati di tutto il mondo che vengono qui per cercare di rivivere l’esperienza. Interessante è ascoltare le colorite storie del simpatico Pippo, proprietario
ottantenne dell’albergo. Ma Pippo è anche un ex-ciclista, e sarà lui, assicurandoci della facilità del Passo del Turchino, a convincerci che il ritorno a Ispra non prevedrà l’utilizzo del treno. Noi lo incoraggiamo a non chiudere l’albergo.
Scendiamo a Genova non percorrendo la statale, ma passando per il passo della Scoffera, una strada tra i boschi, con belle viste, praticamente tutta per noi. La prima impressione che un ciclista ha di Genova è che sia caotica e pericolosa, ed in effetti va attraversata con molta cautela. Solo dopo Pegli
riprendiamo il gusto di pedalare. Ma siamo al mare e ad Arenzano facciamo tappa: è anche tempo di un meritato bagno!
Il vantaggio di viaggiare in bicicletta è che i contatti umani sono più facili, la gente ti avvicina e ti chiede da dove vieni, dove vai. Si scopre che tutti sono o sono stati ciclisti. Anche con la proprietaria della pensione Eden di Arenzano scoppia la simpatia reciproca. Patrizia non crederà mai che
riusciremo a fare il Turchino. Se passate da quelle parti, salutatela da parte nostra, le farà sicuramente un gran piacere.
L’indomani intraprendiamo la via del rientro, con un po’ di rammarico per non esserci fermati
qualche giorno: il mare è cristallino ed il cielo terso. Ma noi abbiamo la sfida della Milano-Sanremo, e per giunta al contrario. La salita al passo del Turchino è più facile di quanto ci aspettassimo, nonostante un po’ di vento. Prima di Ovada, sosta obbligata alla fontana dove Fausto Coppi, durante
gli allenamenti, riempiva la borraccia. Un gruppo di appassionati ne ha fatto un luogo di pellegrinaggio ciclistico. Lì noi ci dimentichiamo una delle nostre borracce (sarà un segno del destino?). Ne acquistiamo subito un’altra ad Alessandria.
Il ritorno lo dividiamo in due tappe con pernottamento a Valenza Po. Di lì poi attraversiamo la Lomellina e risalendo il Ticino torniamo a Ispra.
Alla fine abbiamo compiuto un anello di 600 chilometri in sei tappe. Un ritmo sostenuto per un viaggio di scoperta, ma che si può programmare con un maggior numero di tappe e magari con qualche giorno di sosta al mare. Abbiamo pedalato su piste ciclabili, strade secondarie e statali, ma
in zone remote dove le auto erano praticamente assenti. Siamo rimasti in prevalenza sull’asfalto, con solo brevi tratti di sterrato. Qualche salita, sicuramente affrontabile con un minimo di allenamento.
L’unica vera difficoltà è l’attraversamento di Genova da effettuare con molta attenzione.
Il dettaglio del percorso, anche scaricabile, e gli appunti di viaggio sono in Komoot:
https://www.komoot.com/it-it/collection/2383523/-acque-dolci-acque-salate-dal-lago-maggiore-alla-liguria
Vincenzo e Patrick