Alla fine dell’estate 2021 non serve elencare i (numerosi) motivi per i quali promuovere la mobilità ciclistica conviene alla collettività: abbiamo ormai il Ministero della Transizione Ecologica e da qualche mese abbiamo anche le “Linee guida per la redazione e l’implementazione dei Piani degli Spostamenti Casa-Lavoro (PSCL)”, (Decreto Interministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 26 maggio).Ma forse non è a tutti ancora evidente che tra le azioni necessarie per favorire l’uso della bici in città ce n’è una poco costosa, di facile realizzazione, alla portata di qualsiasi volenterosa amministrazione comunale e/o datore di lavoro: la creazione di parcheggi bici “fatti bene”.
COME
Cosa significa “fatti bene” ? Non le “rastrelliere” , perchè si deve poter legare il telaio e salvare i raggi delle ruote (e/o i dischi dei freni). Non posti bici “negli angoli-dove–non-danno-
DOVE
Un ciclista si aspetta di poter lasciare la bici a massimo 20/30 metri dalla sua meta: parcheggerebbe oltre questa distanza solo in cambio di maggiore sicurezza e per soste lunghe. Da dove si dovrebbe cominciare a creare buoni parcheggi per bici ? Dalle scuole, senza alcun dubbio. Le scuole sono luoghi dove non possono mancare parcheggi sicuri per bici tradizionali e per E-bike, (ma anche per monopattini, e pure moto e ciclomotori se parliamo di superiori). Ma il “dove” riguarda tutti i luoghi vissuti e frequentati, tutti quelli che l’abitudine induce a raggiungere con l’automobile: supermercati, cinema, uffici, luoghi di cura. Nel centro della città, invece, servono stalli di poche unità (4 o 5) ma ben distribuiti e diffusi, posizionati in particolare agli ingressi delle zone pedonali. Anche i parcheggi coperti per auto (i multipiano chiamati anche “silos”) dovrebbero avere stalli e box chiusi, per l’intermodalità e per chi è disposto a pagare per una maggiore sicurezza.
QUANTI
Chi usa la bici tutti i giorni è una minoranza, ma che merita attenzione a un aiuto a crescere numericamente. Noi crediamo molto nel nostro motto: “la bicicletta migliora il traffico, l’ambiente, la salute e l’umore, fa bene alla città e a chi la usa”. Per gli stalli presso le scuole si può calcolare il 5%, della popolazione studentesca. La stessa percentuale per gli spazi nei parcheggi auto compresi i parcheggi coperti: siccome in uno spazio per auto ci stanno almeno 5 bici non si chiede molto, solo di sostituire 1 parcheggio auto ogni 100 con uno stallo da 5 posti bici. Però con moduli aggiuntivi già programmati ed implementabili in caso di aumento della quota di spostamenti fatti con la bici (aumento che si può dare per certo con il Mobility Manager che fa il suo lavoro, da maggio 2021 obbligatorio per tutti i datori di lavoro pubblici e privati con almeno 100 dipendenti).
CHI PAGA ?
Le risorse per la mobilità sostenibile, dato il momento storico, non sono introvabili, ma si può fare un’ulteriore ipotesi, cioè che gli stalli per bici siano anche uno spazio pubblicitario. Non solo come “pubblicità progresso” per la promozione delle due ruote, ma anche a disposizione di aziende e marchi locali che volessero legare il proprio nome alla “causa” in cambio di un contributo alla realizzazione della struttura.
In conclusione
In poche parole pensiamo sia utile anche a Varese guardare la città con occhiali “speciali”, quelli che permettono di vedere il futuro. Qui come altrove la presenza di automobili è eccessiva ma non si vede, perchè l’occhio è abituato alla loro presenza invasiva, e le abitudini consolidate non considerano le alternative possibili. Risolvere il problema del traffico con altri parcheggi per auto o altre strade è come risolvere il problema del sovrappeso (o dell’obesità) aggiungendo “un buco in più nella cintura dei pantaloni”, e solo incrementando modalità di spostamento alternative all’auto privata si può avvicinare la vera sostenibilità.