VOLA SOLO CHI OSA FARLO

Il viaggio di Jovanotti nel febbraio 2020 tra Cile ed Argentina è stato da lui stesso raccontato in un video diviso in 16 puntate di 15 minuti ciascuna su    Raiplay  .  Per noi cicloviaggiatori, o anche solo ciclosognatori, è stato un racconto molto piacevole da seguire. Jovanotti spiega che il desiderio di attraversare in solitaria il deserto in altura tra le Ande gli è venuto durante il suo tour tra le spiagge del 2019, il  Jova-Beach-Party.

Il video-racconto a puntate merita di essere visto per intero ma qui voglio parlare solo della puntata n°16, l’ultima, intitolata “Km Extra”, dove Lorenzo Cherubini è a casa sua a Cortona (AR) in pieno lockdown e racconta alcuni fatti e pensieri legati al viaggio da poco concluso. E lo fa, secondo me, da vero ciclo-filosofo. Perchè in pochi minuti parla di morte, amore, felicità, coraggio,

Comincia con il dire che il viaggiatore non è la stessa cosa del turista, perchè accetta e cerca anche l’imprevisto. Ha ragione quando dice che fare un viaggio insieme (per un tratto è stato in compagnia dell’amico Augusto di Forlì) cementa l’amicizia come fare il militare insieme. Questo paragone ha un senso solo per gli ultracinquantenni, visto che oggi i ragazzi non sono chiamati più dalla patria, e per inciso direi anche che il Jova in stile “adolescenziale-ma-riflessivo” è un po’ di esempio per tutti noi di età simile alla sua ma non rassegnati alle pantofole.

Dice che viaggiare prendendosi qualche rischio ti fa venire il coraggio che pensavi di non avere. Che pedalare ti mette fame (abbiamo visto Jova mangiare banana con il burro …) e che il miglior condimento è la fame stessa, citando Don Chisciotte;  che le cellule conservano una memoria di quello che fai anche se nella mente non tutti i ricordi sono nitidi. Che la sedentarietà è un fatto recente nella storia umana e che il nostro corpo si adatta alla fatica. Che ha trovato bellezza nel freddo, nella pioggia, nel caldo (non ha citato comprensibimente la bestiale scottatura da sole dell’inizio del viaggio …)

Dice che quando muori è, forse, come quando sei stanco per il tanto pedalare ma anche fuso con l’ambiente intorno, e ti senti un elemento non più importante degli altri. Appare sincero quando dichiara di sentirsi animale tra gli animali, e perciò saluta i lama che incontra lungo la strada. E ancora: la felicità è difficile da descrivere, ma sicuramente non è statica, è una cosa dinamica, una promessa in divenire, una ricerca di una sensazione che avvicina all’amore. Non necessariamente devi realizzare una grande impresa, ma sono importanti anche le piccole imprese e i pezzi di strada quotidiani da fare, in senso stretto o in senso metaforico.

Il titolo del racconto è “Non voglio cambiare pianeta” che è un verso della  poesia “Il pigro”    di Pablo Neruda.

Nel finale  rende omaggio ad un altro cileno, lo scrittore Luis Sepulveda, citando da “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare“ :

“Bene, gatto. Ci siamo riusciti – disse sospirando – Sì, sull’orlo del baratro ha capito la cosa più importante – miagolò – Ah sì? E cosa ha capito? – chiese l’umanoChe vola solo chi osa farlo – miagolò Zorba”.

Leonardo Savelli

NB: il disegno di Jovanotti by Gigio è tratto da:   ilcicloviaggiatore_comics