Il BikeToWork, ovvero la scelta di usare la bici per il trasferimento casa-lavoro, è un’ottima idea, anzi un’ottima pratica. Lo scorso 21 settembre 2018 se ne è parlato all’Università in un Workshop dedicato. La bici può essere usata da sola, ma anche in abbinamento ad altri mezzi (treno, auto) in caso di percorrenze più lunghe. Per iniziare ci si può limitare ad alcuni giorni della settimana, o alle stagioni con clima più favorevole. Le parole chiave sono tre.
Benessere: viene dal movimento fisico, dall’ebrezza dell’equilibrio e del vento in faccia , dallo stare connessi con l’ambiente circostante. Si bruciano grassi, il carburante è il (buon) cibo. Con la bici – non sempre ma spesso – si possono percorrere strade o sentieri lontani dallo smog e scopriamo un mondo di particolari che dall’auto, causa velocità e concentrazione, non riusciamo a cogliere. Leggi questo articolo su Bikeitalia per approfondire.
Risparmio: non c’è partita se si parla di costi nel confronto con l’auto, soprattutto se l’uso costante della bici ti permette di avere un’auto in meno in famiglia: in questo caso ti puoi anche permettere un mezzo un po’ più costoso come l’E-Bike. Distributori di benzina e parcheggi a pagamento non fanno più parte del tuo paesaggio, sostituiti da pasticcerie e da tutte le ZTL che vuoi.
Divertimento: è la libertà di attraversare la città in poco tempo, di essere puntuale perché non rimani fermo in coda, di deviare per ciclabili o percorsi rilassanti e inaccessibili per il pendolare automobilista. E le condizioni meteo più difficili evidenziano l’agilità del mezzo: ad esempio in caso di neve vai lo stesso e rischi pure di riscoprire il bambino che c’è in te (video).
Insomma l’andare in bici a lavoro si ripaga da sé, non è per tutti ma per molti sì, soprattutto quelli che hanno pochi chilometri da fare o possono “mixare” con il treno. Dal 2015 c’è anche la tutela piena per un malaugurato infortunio in itinere. L’ostacolo maggiore a questa pratica è l‘abitudine alla presunta comodità dell’auto e il posto che questa ha nell’immaginario collettivo: c’è – e si sente – la distinzione tra “normale” e “anomalo” che nel comune sentire distingue il pendolare in auto da quello in bici. Ma i positivi risvolti sociali – facilmente calcolabili- hanno indotto alcuni soggetti, privati e pubblici, ad offrire incentivi, anche monetari. E Legambiente, in questo recente articolo, quantifica in circa 900.000 i pendolari in bici in Italia.
Al datore di lavoro si richiedono, per cominciare, solo due semplici – ma indispensabili – agevolazioni : un parcheggio sicuro e un armadietto per abiti e accessori. Il datore di lavoro eccellente (Top Employer … così pare si dica) poi offrirà anche spogliatoio con doccia, asse da stiro e asciugatrice: non è utopico, lo si è visto nella trasmissione PresaDiretta di Riccardo Iacona del 08.01.18 (La Bicicletta ci salverà) a proposito della sede di una banca a Copenhagen.
Avere per le strade più pendolari in bici è possibile, anzi auspicabile: si comincia per gioco, poi non si riesce più a smettere ….perchè l’unica catena che rende liberi è quella della bicicletta.
L.Savelli e D.Provvedi