Da alcune settimane bici con il telaio giallo punteggiano il centro e la periferia di Varese: dalla Cina, non da altre galassie, è sbarcato OFO ed il suo servizio di Bike Sharing Free Floating, ovvero “noleggio bici con parcheggio dove vuoi” (purchè in area pubblica).
Tralasciando qui gli aspetti tecnici, che non presentano ostacoli per qualsiasi persona felicemente integrata con il proprio smartphone, possiamo chiederci: cosa cambia per chi in città è alla ricerca di modi efficaci di spostarsi ?
Lo SHARING degli oggetti è una pratica che rientra tra quelle di una nuova economia, ed è quindi più che ben visto da chi sogna un sistema economico equo e sostenibile.
Sul discorso BIKE proviamo invece a fare qualche riflessione in più, da ciclisti urbani convinti da anni che con una bici sotto il sedere ci si muove in modo più vantaggioso rispetto ad avere tra le mani un volante attaccato ad una tonnellata di metallo e plastica.
In tutta onestà si deve dire che le rivendicazioni dei ciclisti urbani non hanno mai visto tra le priorità quella di avere l’opzione “noleggio” della bici: piuttosto sono sempre state finalizzate a poter circolare e parcheggiare in libertà e sicurezza con la propria (amata) bici.
Fatta questa premessa proviamo comunque ad elencare i vantaggi, gli svantaggi e le domande che il Bike Sharing Free Floating porta con sè:
Vantaggi:
1 – la semplice presenza di bici gialle – parcheggiate o filanti per le vie – è già una pubblicità per il ciclismo urbano: può capitare che il passante resti “folgorato”, o meglio “illuminato” da una idea: che la bici è una buona soluzione per la mobilità;
2 – il basso costo può favorire la sperimentazione di chi non vuole investire subito nell’acquisto di un mezzo, ma solo provare e dopo, se mai, passare alle nozze con la bici della propria vita;
3 – favorisce una intermodalità importante con l’auto: si parcheggia in periferia e poi si prende una bici per andare in centro, e viceversa al ritorno;
Svantaggi:
a – rischio di uso trasandato, scorretto o addirittura pericoloso del mezzo, per scarsa consapevolezza e cultura specifica dei neofiti ciclisti;
b – rischio di considerare superate, nel senso comune, le esigenze dei ciclisti proprietari, una tra tutte quella di un parcheggio sicuro;
c – idoneità ad uso episodico, ma non a quello costante: tipo casa-scuola o casa-lavoro.
I vantaggi dovrebbero certamente prevalere sugli aspetti negativi, se la città è educata, paziente e resiliente. Ad esempio se si dedicassero spazi riservati al parcheggio bici non ci sarebbe l’effetto “la lascio dove capita” che volte si vede, e disturba. Un giudizio definitivo sarà possibile tra alcuni mesi, con statistiche consolidate. Mi piacerebbe conoscere le tratte più pedalate con le OFO, e anche il parere degli utilizzatori.
Personalmente, come si sarà capito, non ci penso nemmeno a mollare la mia Trek, leggera e leggiadra, con freni a disco per le discese e rapporti agili per le salite, a costo di mettermi al collo il pesante catenaccio con cui la lego a pali scelti accuratamente tra quelli disponibili in città.
Segnalo volentieri un parere più entusiasta del mio: una intervista di Rossana Chiodi su Varesenews, socia e fondatrice di Ciclocittà Fiab-Varese, nonché soddisfatta utilizzatrice delle bici OFO.
Leonardo Savelli