GUERRA E PACE, ON THE ROAD

Chi è abbonato alla Rivista bimestrale BC (ricordiamo che per i soci FIAB l’abbonamento ha una tariffa assai vantaggiosa) avrà già letto l’editoriale del numero di marzo-aprile. Per gli altri qui sotto riportiamo  per intero il testo, che coglie un punto fondamentale del conflitto quotidiano sulle strade:  l’equivalenza impropria che molti stabiliscono tra libertà di muoversi e libertà di usare l’auto come si vuole. Eppure ci sono anche lodevoli tentativi per arrivare alla pace: QUESTO LIBRETTO ne è un esempio.   Guerra o pace, allora ? Dipende da noi, che tutti i giorni scendiamo in strada, ma è certo che il numero di vittime della strada, pedoni ciclisti  e utenti motorizzati, è ancora troppo elevato. Dall’Assemblea Nazionale FIAB di Monza del 28-30 aprile – che ha visto la rielezione a Presidente di  Giulietta Pagliaccio e l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo – è emerso un Documento e una volontà di forte impegno per la sicurezza stradale e un appello per la votazione anche in Senato del Nuovo Codice della Strada, fermo da due anni dopo l’approvazione della Camera.

“DIRITTI E PRIVILEGI
Ma c’è un diritto costituzionale all’auto ? Sacro e inviolabile come quello degli americani a girare armati ? Sembrerebbe di sì, per l’italiano medio ; almeno a giudicare da come si impancano a difesa di questo diritto politici di ogni scala che esprimono la “pancia” del Paese. Succede che a Torino la neo-sindaca Appendino, M5S, decide di tassare i permessi di sosta per i residenti, tenendo invariati quelli per i redditi più bassi e aumentando da 2 a 4 volte il costo per i redditi più alti. Le opposizioni – leggiamo sui giornali – si appellano al sindaco con toni da rivolta del pane: “il suo sogno si sta trasformando in un incubo per tanti torinesi “. E fa niente se dalla giunta fanno notare come il provvedimento sia progressivo, tuteli le fasce deboli (ma solo se hanno un’auto di potenza inferiore ai 100 Kw, esclusi quindi gli evasori con il Suv sotto casa), serva a dare risorse al trasporto pubblico, alla mobilità sostenibile.
Eguale smarrimento, qualche mese fa, aveva accolto l’ordinanza del sindaco contro “sosta selvaggia”: Il presidente dei commercianti: “va fatto con intelligenza, si colpiscono i nostri clienti e, alla lunga, l’intera economia cittadina”. Questa è Torino, città della Fiat ? No questa è la realtà con cui facciano i conti un po’ dappertutto: macchine in doppia fila, parcheggi sulle strisce, soste con doppia freccia su ciclabili o spazi per disabili. Il fatto è che quando si parla di auto, non si sa come, si dimentica l’ovvio: che è un bene privato e che la libertà del singolo deve avere un limite nell’interesse comune.
Beni comuni, sono l’aria, lo spazio. E sono beni limitati. Chi inquina l’aria e occupa lo spazio è giusto che ricompensi la comunità per l’utilizzo privato che fa di un bene pubblico; dando risorse da impiegare per migliorare i trasporti pubblici, la cura di strade e piazze, spazi pubblici. A guadagnarci siamo tutti noi, cittadini prima ancora che ciclisti. Che con invidia registriamo quello che succede altrove. A Barcellona, ad esempio, dove il sindaco Ada Colau ha varato le superilles: quartieri su scala ridotta al cui interno in tutte le strade le auto devono viaggiare a 10 all’ora (avete letto bene: dieci).
A lungo termine, il limite varrà per il 60% delle vie cittadine. Le chiamano “carreras pacificatas”, strade pacificate. E mai termine suona più appropriato. ”

(Da BC, numero di marzo-aprile 2017)